Castelletto Appartment dispone di diversi appartamenti, quattro nel centro storico più antico di Cagliari, Il Castelletto, un piccolo appartamento nel centro storico della Marina e due appartamenti sulla spiaggia di Is Traias a Villasimius.
Destinazione...Sardegna
Chi ama la Sardegna non finisce mai di scoprirla. Le sue tantissime spiagge belle e diverse una dall'altra, dove sabbia bianca e sassolini si alternano a scogli dalle forme più fantasione.
Le sue albe e i suoi tramonti emozionanti, i suoi paesaggi ondulati, le sue querce di sughero ei suoi paesini ricchi di arte e tradizione sono unici.
La costa meridionale dell'isola poi si distingue per la sua natura superba e ancora intatta di acqua verde smeraldo, di sabbia colo oro, di ciottoli granitici levigati e di scogli che trasformano questo luogo in un paesaggio magnifico.
La musica sarda
La musica tradizionale sarda, sia cantata che strumentale, è molto antica. In un vaso risalente alla cultura di Ozieri, circa 3.000 anni a.C., sono raffigurante scene di danza. La caratteristica danza sarda chiamata su ballu tundu viene accompagnata dal suono delle launeddas, un antico strumento formato essenzialmente da tre canne palustri e suonato con la tecnica del fiato continuo. L'origine delle launeddas, viene fatta risalire ad un'epoca antecedente all'VIII secolo a.C.
Il Canto a tenore è tipico delle zone interne della Barbagia ed è ritenuto un'espressione artistica peculiare e unica al mondo. La prima testimonianza potrebbe risalire ad un bronzetto del VII secolo a.C. dove è raffigurato un cantore nella tipica posa dei tenores. Il canto nella forma attuale è il risultato dell'incontro con le tradizioni melodie locali con la chitarra portata in Sardegna dagli spagnoli. Questo canto ha avuto una gran diffusione a partire dal XX secolo grazie alle numerose feste paesane durante le quali si svolgono delle vere e proprie competizioni tra cantadores, in genere maschi, accompagnati da un chitarrista e spesso anche da un fisarmonicista.
I costumi
Dai colori vivaci e dalle forme più svariate e originali, i costumi tradizionali rappresentano un chiaro simbolo di appartenenza a specifiche identità collettive. Sono considerati uno scrigno di tradizioni etnografiche e culturali dalle caratteristiche molto peculiari. Sebbene il modello base sia omogeneo e comune in tutta l'isola, ogni paese ha un proprio abbigliamento tradizionale, maschile e femminile, che lo differenzia dagli altri paesi.
Nel passato gli abiti si diversificavano anche all'interno delle comunità, svolgendo una precisa funzione di comunicazione in quanto rendevano immediatamente palese lo stato anagrafico e il ruolo di ciascun membro in ambito sociale, la regione storica o il paese di appartenenza, un particolare stato civile .
I materiali usati per la loro confezione sono tra i più vari: si va dall'orbace alla seta, al lino, dal bisso al cuoio.
I vari componenti dell'abito femminile sono: il copricapo (mucadore), la camicia (camisa), il corpetto (palas, cossu), il giubbetto (coritu, gipone), la gonna (unnedda, sauciu), il grembiule (farda, antalena, defentale).
Quelli dell'abito maschile sono: il copricapo (berritta), la camicia (bentone o camisa), il giubbetto (gipone), i calzoni (cartzones o bragas), il gonnellino (ragas o bragotis), il soprabito (gabbanu, colletu), la mastruca, una sorta di giacca in pelle di agnello o di pecora priva di maniche.
Le feste isolane
Le feste scandiscono da sempre la vita delle comunità isolane e in epoca moderna, sono legate al desiderio di riaffermare la propria unica identità culturale. In Sardegna, andare per feste significa immergersi in una cultura antica alla scoperta di suoni e di armonie sconosciute, di balli ritmici con ricchi costumi tradizionali, di gare poetiche fuori dal tempo, di sfrenate corse di cavalli, di sfilate folcloristiche con preziosi e coloratissimi abiti d'altri tempi.
Spesso le feste durano diversi giorni e coinvolgono tutta la comunità; molte volte, per l'occasione, vengono preparati dolci speciali e organizzati banchetti con pietanze tradizionali a cui tutti possono partecipare.
Le feste popolari più conosciute sono: Faradda di li candareri a Sassari, la Cavalcata sarda a Sassari, Sant'Efisio a Cagliari, la Sagra di S.Antioco Martire Patrono della Sardegna a (Sant'Antioco), la Sagra del Redentore a Nuoro, S'Ardia a Sedilo, Pozzomaggiore e Illorai, Sa Sartiglia a Oristano, San Gavino a Porto Torres, San Michele ad Alghero, la festa di Santa Vitalia a Serrenti, la festa dell'Assunta ad Orgosolo, la sagra di Santa Maria de is Acuas o Santa Mariàcuas a Sardara, la nota Festa del Rimedio ad Ozieri, San Simplicio a Olbia, i festeggiamenti del carnevale in Barbagia e Ogliastra, il carnevale allegorico di Tempio Pausania e i riti della Settimana Santa in varie parti dell'isola.
Storia
Età prenuragica
Comprende un periodo tra i 200.000 anni fa e il 1900-1800 a.C.. Le prime manifestazioni di civiltà sarda risultano appartenere al Paleolitico, detto anche Età della pietra scheggiata: sono infatti rinvenuti negli scavi numerosi strumenti, armi e utensili di uso quotidiano, realizzati con schegge di pietra, selce, ossidiana e argilla. Del Mesolitico, Età della Pietra, sono state rinvenute, pochi anni fa, nella grotta Corbeddu a Oliena, oggetti utilizzati nella vita di tutti i giorni e resti di animali catturati durante la caccia, cui si dedicava l'uomo in quel periodo. Solo nel Neolitico, Età della Pietra levigata, si inizia ad associare alla caccia, l'agricoltura e l'allevamento, con il conseguente abbandono delle grotte, utilizzate fino a quel momento come abitazioni e come luogo di sepoltura (domus de janas), per costituirsi in villaggi di capanne.
Età dei metalli
L'età del Rame, detta anche Eneolitico (2480-1855 a.C.), è il periodo in cui vengono utilizzati i primi metalli e si diffonde la cultura di Ozieri, caratterizzata da tazze carenate a profilo rigido e vasi a fiasco, la cultura di Monte Claro, con ceramica scanalata, e la cultura Campaniforme, con la diffusione delle domus de janas. Con l'età del Bronzo (1800-900 a.C.) e del Ferro (800-100 a.C.) inizia e si sviluppa la civiltà nuragica.
Età nuragica
Il periodo inizia con la costruzione dei primi nuraghi intorno al 1850 a.C. e termina intorno al 238 a.C. quando i Romani presero possesso dell'Isola. L'età nuragica viene ulteriormente suddivisa in cinque fasi: arcaica, media, recente, finale e della sopravvivenza. Il nuragico arcaico vede la comparsa dei nuraghi a tholos; il nuragico medio è caratterizzato dalla cultura di Bonnanaro con la costruzione delle torri nuragiche singole; il nuragico recente invece è costituito dall'origine e dallo sviluppo del nuraghe plurimo e complesso che rappresentano buona parte del patrimonio archeologico isolano con circa 2000 esemplari su 7000 di carattere singolo. In genere i complessi sono situati in zone rialzate e difese da muraglie e recinti e comprendono abitazioni, tombe e pozzi sacri: in questo periodo abbondano utensili, monili e armi di bronzo; i morti hanno sepoltura collettiva nelle tombe dei giganti. Il nuragico finale è il periodo degli scambi con gli Etruschi e i Greci, grazie alla presenza della marineria sarda, creando un forte sviluppo sia nel settore metallurgico che culturale. Già non vengono più costruiti i nuraghi: alcuni vengono ampliati o ristrutturati, altri demoliti o trasformati in luoghi di culto; si diffonde la cultura della sepoltura individuale. Il nuragico della sopravvivenza vede la civiltà nuragica solo nelle zone interne in cui non c'è stata presenza punica e alcuni nuraghi vengono trasformati in templi.Fenici
La civiltà fenicia inizia intorno al 750 a.C. dopo anni di scambi commerciali. Le prime città fenicie sorsero a Sulci (S. Antioco), Kalaris (Cagliari), Nora, Tharros e Bithia (Chia), tutte zone costiere che permettevano un più agevole commercio via mare. Solo con l'espansione delle città, che pian piano diventano popolose e ricche, inizia l'espansione verso l'interno a S. Sperate, Monastir e nei pressi di Settimo San Pietro. Una funzione militare era invece nella cittadella di Monte Sirai, vicino a Carbonia, a difesa della pianura fertilissima del Sulcis-Iglesiente.
Cartaginesi
I conquistatori punici si impadroniscono dell'Isola nel 510 a.C., sfruttandone le terre e i pascoli per l'agricoltura e la pastorizia. Si sviluppano numerosi insediamenti e le città diventano più prospere con produzione di ceramiche, gioielli, ma anche la cultura e la religiosità sono notevolmente influenzate dal mondo ellenico.
Romani
La dominazione romana inizia nel 238 a.C. e si protrae fino al 476 d.C. Una conquista non facile contrastata per diversi anni dalla ribellione delle popolazioni sarde alla sottomissione, fino alla definitiva sconfitta avvenuta nel 215 a.C. in cui il capo della rivolta Ampsicora si suicidò. Nonostante l'imposizione politica romana, la Sardegna rimane culturalmente legata alle tradizioni culturali sarde e puniche sia per la lingua che per il culto; solo più tardi inizia a diffondersi la cultura della ceramica romana e cominciano a sorgere Fori, Templi, terme, sculture e mosaici. Nasce inoltre una primitiva rete stradale che collega le principali città dell'Isola. La Sardegna è il granaio di Roma, Kalaris e Tarros diventano le città più importanti, ma sorgono e si sviluppano anche nuovi centri come Porto Torres (Turris Libyssonis), Fordongianus (Forum Traiani) e Bosa. Di fatto, anche la lingua comincia a romanizzarsi. La decadenza di Roma trascina con sé anche l'Isola e il degrado dilaga con l'abbandono delle città costiere e dei terreni agricoli. Diventa così facile preda dei Vandali che per circa cento anni la sottopone a continue razzie e distruzioni.
Età bizantina
I Bizantini, sconfitti i Vandali, arrivano in Sardegna nel 533 e vi si insedia un iudex provinciae che si dedica soprattutto ad un'attività ai confini delle zone montuose. Le coste, trascurate e indifese, diventano facile preda degli Ostrogoti che, insediatisi a Cagliari, vi rimangono per un anno finché vengono sconfitti da Narsete in nome dell'impero bizantino. Questo periodo è caratterizzato da forti pressioni tributarie e scarso sviluppo economico e di riedificazione. Le controversie religiose tra Chiesa e Bisanzio rendono instabile la situazione politica dell'Isola.Lo scarso interesse dei dominatori porta così gli isolani a organizzarsi sempre più autonomamente: nel 597 i sardi respingono un'invasione longobarda, poi le incursioni musulmane. È il primo passo verso l'affermazione dei giudicati.
Età giudicale
L'età giudicale (metà VIII sec.- XI sec.) può dirsi il periodo più bello della storia sarda: gli isolani, quasi del tutto abbandonati a se stessi dai bizantini, iniziano ad organizzarsi politicamente. Si formano quattro regni: Cagliari, Arborea, Torres, Gallura. Ciascuno dei regni fa capo a un giudice che non è sovrano, ma coordina un sistema democratico: le decisioni più importanti infatti spettavano ai rappresentanti del popolo nella Corona de Logu. Appunto il regno era detto Logu o Rennu ed era diviso in province dette Curatorie (rette da ufficiali regi detti curatori) che comprendevano un certo numero di paesi (a capo di ciascuno dei quali vi era un maiore de villa). In questo periodo si insediarono numerosi ordini religiosi di tipo monastico come i Benedettini e i Vittorini.
Genovesi e pisani
Dopo il 1015 i Giudicati si aprirono a Pisa e Genova che cominciarono ad insinuarsi prima commercialmente, poi politicamente: nel 1187 Cagliari ebbe il primo giudice pisano Guglielmo di Massa, nel 1205 anche la Gallura cade nelle mani dei pisani grazie al matrimonio dell'erede del giudicato Elena di Lacon con Lamberto Visconti. Anche i Doria e gli Spinola si imparentarono con la famiglia giudicale di Torres, divenendo così proprietari di numerose terre.
Aragonesi
Gli aragonesi arrivano in Sardegna grazie al papa Bonifacio VIII che diede in feudo l'Isola a Giacomo II d'Aragona in cambio di assistenza armata alla Santa Sede sul territorio italiano. Per gli aragonesi la Sardegna rappresenta un ottimo punto di appoggio per i viaggi verso la costa africana e quindi all'espansione. I nuovi proprietari ufficiali però devono fare i conti con i Pisani e i Genovesi, antichi alleati, nonché con la Corona: ne seguono dure battaglie tra giudicati e re catalani. Gli aragonesi introducono prepotentemente il feudalesimo, concedendo ville e regioni solo ai più fedeli collaboratori. La carica più importante era quella del Viceré, il quale convoca le cortes, ha il potere giudiziario e militare. Nonostante tutto la resistenza dei sardi al feudalesimo è forte e la Corona continua a controllare circa metà dell'Isola nel giudicato d'Ardorea dove, nel 1392, la giudicessa Eleonora emana la Carta de Logu, un codice di leggi civili e penali scritta in sardo volgare, che resta in vigore fino al 1827 scalzata dall'editto di Carlo Felice. Nel 1409, durante la battaglia di Sanluri, Martino il Giovane, infante d'Aragona, sconfiggeva le truppe del giudice d'Arborea Guglielmo III di Barbona, ponendo fine all'autonomia d'Arborea. Poco dopo Martino il Giovane muore di malaria e sepolto nella cattedrale di Cagliari. Nel 1469 Isabella di Pastiglia sposa Ferdinando d'Aragona unificando la Spagna, di conseguenza il Regno di Sardegna diventa spagnolo. A difesa delle coste vengono costruite numerose torri, ancora oggi esistenti e nel 1620 nasce l'Università di Cagliari.
Austriaci
La guerra di secessione spagnola del 1700 e la conseguente pace di Utrecht firmata nel 1713, la Sardegna viene concessa agli austriaci.
Savoia
Il trattato dell'Aja del 17 febbraio 1718 stabilisce che, secondo gli accordi di Londra, Vittorio Amedeo II di Savoia ceda la Sicilia all'Austria in cambio della Sardegna. Finisce così definitivamente il dominio spagnolo. Vittorio Amedeo diventa re di Sardegna e manda a governo un viceré. Si sviluppa nuovamente l'agricoltura con l'introduzione di nuove colture, ritornano in auge le università di Cagliari e Sassari abbandonate a se stesse dagli spagnoli. Nel 1821 Carlo Felice emana l'Editto delle chiudende, permettendo la recinzione delle proprietà private, che però danneggiò la pastorizia; nel 1827 emana il Codice di leggi civili e penali che sostituisce l'ormai radicata Carta de Logu di Eleonora d'Arborea. Anche i collegamenti stradali furono migliorati, non a caso la statua di Carlo Felice a Cagliari dovrebbe indicare (di fatto la posizione è errata) il collegamento, tra Cagliari e Porto Torres, risistemato sull'antico tracciato romano. Con l'arrivo di Carlo Alberto fu abolito il feudalesimo e sia i comuni, sia gli abitanti pagarono grandi cifre per riscattare le terre. Nel 1847 la Sardegna si fuse al Piemonte perdendo l'autonomia e nel 1861 entra a far parte del Regno d'Italia.
Sapori di Sardegna
Cibi...profumi e sapori!
La cucina sarda è molto varia ed è basata su ingredienti semplici e originali, derivati sia dalla tradizione pastorale e contadina, che da quella marinara. Varia da zona a zona non solo nel nome delle pietanze ma anche nei componenti utilizzati.
Come antipasti sono diffusi i prosciutti di cinghiale e di maiale, le salsicce, accompagnati da olive e funghi, mentre per i piatti a base di pesce sono svariati gli antipasti di mare.
Alcuni primi piatti tipici sono i malloreddus, i culurgiones ogliastrini, il pane frattau, la fregula, la zuppa gallurese e le lorighittas.
Come secondi piatti, gli arrosti costituiscono una peculiare caratteristica, tanto che quello del maialetto è considerato l'emblema della cucina sarda.
Il Pane
Diverse tecniche, trasmesse di generazione in generazione per lavorare la pasta, insieme ai molteplici procedimenti per farla lievitare, contribuiscono ad offrire una vasta scelta di originali forme di pane in ogni regione dell'isola.
Alcuni tipi di pane più diffusi sono: il Pane carasau, tipico pane della Barbagia, composto da una sfoglia croccante, rotonda e
piatta, il nome deriva da carasare che in sardo significa tostare,
cosparso d'olio, salato e scaldato al forno viene chiamato pane guttiau; il pistoccu (tipico ogliastrino), di spessore maggiore della sfoglia di pane carasau; la spianada, conosciuta anche come Cogones o Cogoneddas, pagnotta di semola di grano duro, dalla forma rotonda e non molto spessa; in Ogliastra è tipico il pani pintau, i prodotti più significativi provengono da Tertenia e Ulassai, in quest'ultimo paese si realizza anche un pane unico nel suo genere il Pani de binu cotu, per le feste. Il civraxiu, tipico del Campidano, è una grande pagnotta che si consuma a fette; il coccoi a pitzus, pagnotta decorata di semola di grano duro; il pane de poddine, tipico del Logudoro e dell'Anglona, dal diametro di circa 40 cm, e noto anche con il nome di pane di Ozieri o anche pane ladu, è molto simile al pane che i greci, gli arabi e gli ebrei chiamano pita.
Il formaggio
La Sardegna ha un'antica tradizione pastorale e offre una vasta produzione di formaggi pecorini esportati ed apprezzati ovunque, soprattutto in Nord America.
Attualmente sono tre i formaggi D.O.P: il Fiore Sardo, il Pecorino Sardo ed il Pecorino Romano che, a dispetto del nome, è prodotto per il 90% nell'isola.
Vini e liquori
Come evidenziato da alcune ricerche archeologiche, la coltura della vite in Sardegna risale all'epoca della civiltà nuragica. Tale tradizione è continuata con i Romani e poi attraverso le varie occupazioni straniere si è ancora arricchita.
Tra i vini rossi si annoverano il Cannonau, il Monica, il Carignano del Sulcis, il Girò, mentre tra i bianchi vi sono quelli previsti dal disciplinare Vermentino di Gallura DOCG, la Malvasia di Bosa, il Nasco, il Torbato di Alghero, il Nuragus di Cagliari, il Moscato, la Vernaccia di Oristano.
A fine Novecento diversi vitigni minori sono stati riscoperti e sono oggetto di un'importante valorizzazione da parte di diversi produttori sardi. È il caso di vitigni come il Cagnulari (che era in via di estinzione), del Caddiu (valle del Tirso), del Semidano e altri. Vista la lunga tradizione, molti vini sono D.O.C., e variano di gusto e di gradazione a secondo delle regioni in cui vengono prodotti.
Si produce l'acquavite che è nota con il nome di Filu'e ferru o Abbardente. Tra i liquori il Mirto (sia bianco che rosso) ed il Villacidro sono tra i più diffusi.
DOLCI
Sebadas (o Seadas)
Di origine barbaricina, le Sebadas o Seadas, sono ormai un piatto tradizionale di tutta l’Isola. E’ un dolce da friggere e servire con l’aggiunta di miele. Simili ad un grande raviolo, le Sebadas sono formate da due dischi di pasta fatta con la semola fine, strutto e acqua, ed un ripieno di formaggio acidulo aromatizzato con scorza di arancia o limone. Il gusto caratteristico è dato dal contrasto del dolce del miele (miele di corbezzolo) e l’acidulo del formaggio al suo interno.
Le seadas o sebadas singolare, è un piatto tipico della tradizione sarda a base di semola, formaggio, miele o zucchero come condimento / Shutterstock.com
Questo piatto, nato come piatto salato da portata da un’idea delle donne barbaricine, affonda le sue origini nell’antica cultura agropastorale, quando i pastori, rientrati a casa dopo la lunga stagione fredda che li aveva costretti a una sorta di esilio fra le montagne, facevano ritorno a casa accolti dalla famiglia con le semplici manifestazioni dell’affetto popolare che raggiungeva la sua massima espressione nella preparazione di piatti particolarmente saporiti.
Torrone
Il torrone è un delizioso panetto a base di miele, albume d’uovo, scorza di limone e mandorle o noci tostate. La sua etimologia deriva dal latino “torrere”, che significa “tostare”. I più rinomati centri di realizzazione sono concentrati a Tonara, Aritzo, Guspini, Desulo e Pattada. In realtà fino all’Ottocento si ha notizia di una specifica tradizione torronaia solo a Tempio, Pattada e Mamoiada, mentre ancora non viene ricordata Tonara, oggi centro principe per questa produzione dolciaria.
Solo nell’ultimo quarto del secolo si hanno le prime notizie su un’attività lavorativa del torrone tonarese, diventato col tempo una specialità affermata e conosciuta in tutta l’Isola e trasformando questo paese nella capitale sarda per la produzione di questo dolce tipico. Elemento caratterizzante del torrone sardo, rispetto a quello degli altri centri italiani, è il miele nelle sue tante qualità (millefiori, di corbezzolo o eucaliptus). Secondo la tradizione il miele viene fatto squagliare a fuoco lento all’interno de “su cheddargiu” (un paiolo in rame) posto su un fornello costruito in mattoni, detto “forredda”.
Il torrone sardo / Shutterstock.com
Esso viene rimestato continuamente per quattro ore con gli albumi montati a neve. A fine cottura poi si aggiungono le mandorle tostate e pelate o le noci. Il tutto dev’essere posto all’interno di apposite cassette in legno coperte da carta oleata e lasciato raffreddare. Solo alla fine di questo processo il torrone è pronto per essere tagliato e servito.
Oggi questo processo viene effettuato artigianalmente solo in occasione della Sagra del torrone il giorno dopo Pasqua, che ogni anno richiama a Tonara migliaia di visitatori. Il torrone col tempo, infatti, ha subito un passaggio da un tipo di lavorazione casalinga ad uno più industriale, che mantiene però ancora vive le antiche ricette tramandatesi nei secoli.
Sapori di sapa
I dolci a basa di sapa allietano varie occasioni di festa nella tradizione isolana. Si tratta di un succo di fico d’india (o d’uva) cotto, di colore marrone e dal sapore gradevole.
“Pane ‘e saba” con sapa, mandorle e uvette / Shutterstock.com
Fra le specialità merita menzione il “pane ‘e saba”, dolce diffuso in particolare nel Campidano di Cagliari e nel Nuorese. Caratterizzato dal colore scuro del vino cotto, è intensamente fragrante, composto da farina bianca, lievito e “sapa” (un liquido ottenuto dal vino di uva fatto raffinare in cottura) e uva passa. Gli ingredienti possono variare con l’aggiunta di frutta secca (solitamente noci). La forma della pasta può essere romboidale, rettangolare e anche circolare.
Si tratta di una delle prime trasformazioni del pane in dolce, di origine rurale antichissima. Corrisponde ad un dolce antico legato ad un rituale sardo in quanto in tempi antichi le donne usavano prepararlo insieme in occasione della festività dei Santi e per Natale.
I “papassìnos” / Shutterstock.com
I “papassìnos”, il cui nome deriva dal dialetto “papassa” ossia “uva passa”, vengono prodotti in tutta la Sardegna e specialmente nella zona centrale.
Altra specialità è il “pistiddu”, dolce tradizionale proveniente da una antica ricetta culinaria di Dorgali. Di forma tonda e di colore giallo paglierino al ripieno di sapa realizzato in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, è solitamente accompagnato da vino rosato di Dorgali.
Specialità di miele
Il miele è utilizzato come complemento in alcune pietanze dolciarie della tradizione isolana. I dolci chiamati “sos pinos” ad esempio, diffusi soprattutto nella zona del Goceano, vengono fritti dopo essere lavorati con il miele. Presentano una forma sferica ed una tonalità dorata che si ottiene unendo piccoli pezzi di pasta fritta a forma di pinolo uniti fra loro mediante la cottura con il miele.
“Sos pinos” / Shutterstock.com
I “mangadagas” sono dolci di pasta intrecciata fritta e lavorata al miele, note anche come “mendegadas”, “trizzas”, “acciuleddi”, “azzuleddhi”. Si tratta di spaghetti di pasta impregnati di miele che vengono ripiegati e arrotolati fino ad assumere una forma di treccia. Dopo la frittura le trecce ricevono il miele bollente. Altre prelibatezze sono le “caschettas”, sfoglie di pasta ripiene di miele, zafferano e mandorle, diffuse in tutta la Sardegna e in particolare in Barbagia. Queste specialità vantano a Mamoiada una tradizione antichissima, risalente al rito propiziatorio in onore di Sant’Antonio Abate.
Dolci di Carnevale
Durante i festeggiamenti carnevaleschi in Sardegna vengono realizzati dolci tipici accomunati da sapori intensi e decisi.
I “cruxioneddu de mindua”, noti anche come “culungioneddos de pendula”, sono ravioletti dolci alle mandorle costituiti da sfoglie di pasta sfoglia, con un colore giallo paglierino. Una volta fritti, vengono ricoperti di un leggero strato di zucchero a velo. Varianti al ripieno di mandorle, sono la crema pasticcera o la ricotta. I ravioletti vengono immersi nell’olio da frittura a temperatura moderata; appena vengono a galla rivoltati e scolati, disposti su carta assorbente ed una volta freddi spolverati con lo zucchero a velo.
Le “orilletas” / Shutterstock.com
Le “orilletas” sono invece specialità a base di pasta sfoglia fritta ricoperta di miele, diffuse su tutto il territorio regionale, in particolare nella Baronia. Si tratta di un dolce tipico preparato soprattutto nel periodo di Carnevale. Il dolce viene lasciato raffreddare prima della consumazione; il suo sapore è simile a quello dei tradizionali dolci preparati nel periodo carnevalesco denominati “chiacchere”.
I “mangadagas” o “trizzas” / Shutterstock.com
I “mangadagas” sono dolci di pasta intrecciata fritta e lavorata al miele, conosciute anche come “mendegadas”, “trizzas”, “acciuleddi”, “azzuleddhi”. Si tratta di spaghetti di pasta impregnati di miele che vengono ripiegati e arrotolati fino ad assumere una forma di treccia. Dopo la frittura le trecce ricevono il miele bollente.
I dolci chiamati “sos pinos”, diffusi soprattutto nella zona del Goceano, vengono fritti dopo essere lavorati con il miele. Presentano una forma sferica ed una tonalità dorata che si ottiene unendo piccoli pezzi di pasta fritta a forma di pinolo uniti fra loro mediante la cottura con il miele.
Spiagge
Acque color mare caraibico, splendide spiagge che si estendono per chilometri e chilometri. Sabbia fine come lo zucchero, dune maestose e capolavori della natura: sono queste le caratteristiche che accomunano le spiagge della Sardegna.
SPIAGGE SARDEGNA SUD
La Sardegna del Sud è storicamente meno turistica di quella del Nord, meno acclamata dal turismo mondiale, ma non per questo meno bella.Se al Nord ci sono la Costa Smeralda e la bellezza perfetta della Maddalena a Sud ci sono nomi meno noti dove è più facile fare una vacanza economica ed incontrare spiagge poco affollate.
Calamosca si trova a pochissimi km dal centro di Cagliari. Prende il nome dalla torre spagnola costruita al delimitare della spiaggia. Più solitaria e leggermente più difficile da raggiungere c'è Cala Fighera attraverso un sentiero di trekking che parte proprio da Calamosca.
COME RAGGIUNGERE CALAMOSCA: da viale Poetto si raggiunge il bivio per S.Elia. Si prosegue dritti. La spiaggia di Calamosca è segnalata da numerosi cartelli. Si raggiunge anche con i mezzi pubblici (nel finesettimana con la linea 5 o 11, dal lunedì al venerdì con la 5).
A sud della Costa Rei ci sono spiagge separate dagli scogli, non sempre adatte ai bambini, ma sempre a chi vuole ubriacarsi del mare chiaro come la sabbia ed esplorare ogni giorno una caletta nuova. Oltre a cala Pira ci sono cala Turno, Cala Sinzias e tante altre spiaggette.
COME RAGGIUNGERE CALA PIRA: sulla Strada Panoramica che va da Costa Rei a Villasimius al Km 11 si trovano le indicazioni per Cala Pira, si prosegue su una strada non asfaltata.
Cala Sinzias, a Villasimius (Cagliari), è di solito poco affollata lontano dai due accessi alla cala, a Nord e a Sud, e circondata da una pineta bellissima di eucalipti profumati.
COME ARRIVARE A CALA SINZIAS: percorrendo la Strada Panoramica che da Costa Rei va a Villasimius (Strada Provinciale 18) si trovano le indicazioni per scendere alla spiaggia.
Mari Pintau, mare dipinto, si chiama così per i giochi di colori che crea il fondale di sabbia e sassi, dal celeste al turchese, passando per il verde. E' adatta ai bambini; oltre ai ristori e al parcheggio ci sono locali aperti la sera.
COME RAGGIUNGERE MARI PINTAU: percorrendo la Strada Provinciale 17 in direzione Cagliarisi prosegue fino a Geremeas. Dal parcheggio si prosegue a piedi lungo un breve sentiero.
Tra Capo Malfatano e Capo Spartivento c'è Tuerredda che è considerata una delle spiagge più belle della Sardegna intera.
COME ARRIVARE ALLA TUERREDDA: partendo da Cagliari si percorre la Strada Statale 195 in direzione Teulada. Si svolta a destra per Chia e si prosegue per una decina di chilometri. La spiaggia è ben segnalata.
Is Molentis è una spiaggia spettacolare con sabbia candida che si insinua in una spettacolare lingua morbida da un lato e rocciosa dall'altro nel mare. La spiaggia è solitamente affollata, ma vale la pena raggiungerla la mattina presto, per godersi uno spettacolo unico al mondo.
COME ARAGGIUNGERE IS MOLENTIS: Punta Molentis si raggiunge percorrendo la Strada Provinciale 18 e svoltando in corrispondenza della segnalazione, a pochi chilometri da Villasimius.
Per un'immersione nel bianco intenso della Sardegna non c'è niente di meglio di Porto Giunco. Alle spalle della spiaggia c'è lo stagno di Notteri scelto dai fenicotteri rosa.
COME ARRIVARE A PORTO GIUNCO: partendo da Cagliari si percorre la Strada Statale 125 fino a Villasimius. Superato lo stagno di Notteri si seguono le indicazioni per la spiaggia. Un sentiero di eucalipti porta al giunco.
Cala Cipolla è l'ultima spiaggia di Chia (Domus de Maria). E' riparata dai venti e purtroppo abbastanza affollata in alta stagione.
COME RAGGIUNGERE CALA CIPOLLA: da Cagliari si va verso Chia lungo la SS 195. Una volta a Chia si procede su Viale Spartivento, e superato lo stagno si prosegue sulla strada sterrato fino al parcheggio di cala Cipolla. Si prosegue a piedi, leggermente in salita sulla destra.
Cagliari
Lungo la costa meridionale della Sardegna, nel cuore di un ampio golfo, si trova la cittą fortificata di Cagliari. Il fascino medievale della cittą si lega alle rovine romane dando vita ad un centro storico ricco. Meraviglioso il rione Castello, il pił antico dei 4 quartieri storici di Cagliari, costruito dai pisani nel XIII secolo in posizione dominante sulla baia. Dotato di mura, bastioni e torri, ospita stupendi palazzi nobiliari, come il Palazzo Reale, il Palazzo delle Seziate e il Palazzo dell'Universitą, un vasto complesso settecentesco in stile barocco piemontese, e rappresenta il cuore della cittą. Significative la torre di San Pancrazio, che si erge sul punto pił alto della cittą, e la torre dell'Elefante, dalla caratteristica statua, costruite nel primo decennio del 1300. Da non perdere il Bastione di Saint Remy, la terrazza della cittą, stupenda al tramonto, la Porta dei Leoni, la Cattedrale di Santa Maria, le 7 chiese in stile gotico aragonese, il polo museale della Cittadella dei Musei, il Castello di San Michele e le botteghe di antiquari e artigiani. Il quartiere di Stampace conserva la struttura urbanistica medievale e sul pendio meridionale del colle di Buoncammino si affaccia sul golfo l'edificio pił importante tra le vestigia romane, l'anfiteatro del II secolo d.C.. Il rione Marina ha piccoli vicoli brulicanti di persone, qui si trovano il maggior numero di ristoranti e alberghi, mentre Villanova, il quartiere di espansione di Cagliari, ha case basse e numerosi orti e giardini. Appena fuori Cagliari si trovano il Parco Naturale Molentargius, le Saline e la spiaggia del Poetto, due mete imperdibili!